Storia

In passato, Colle Brianza e il Monte di Brianza sono stati protagonisti diffuse attività agro-silvo-pastorali. Le antiche frazioni e gli insediamenti storici e religiosi che si trovano sulla dorsale del San Genesio ne testimoniano l’importanza storica, culturale, economica e agricola. Tra questi, il piccolo centro agricolo di Campsirago, un antico e suggestivo borgo rurale situato a circa 670 metri s.l.m. sulle pendici del Monte San Genesio, da cui si possono ammirare panorami che spaziano dalle Prealpi Lariane ai laghi della Brianza, dalla valle del fiume Adda alle colline Orobiche. Campsirago fu un importante centro agricolo all’incrocio di percorsi antichissimi, di origine risalente ai primi secoli del Basso Medioevo. Tante le testimonianze che restano in questo insediamento di un passato assai remoto, come un portale ogivale in stile gotico e la chiesetta intitolata a San Bernardo.

 

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Fino agli anni Sessanta del Novecento, il borgo era abitato da un centinaio di persone che vivevano di agricoltura. Il boom dell’industrializzazione ne ha determinato l’abbandono: l’ultima famiglia ha lasciato il territorio nel 1962. Le abitazioni e gran parte dei terreni circostanti sono stati acquistati da un industriale.
Intorno agli anni ‘70 Campsirago ha subito l’occupazione da parte di giovani legati a movimenti del periodo, i cosiddetti “figli dei fiori”. Agli inizi degli anni ‘80 il borgo era devastato: terreni pieni di immondizia, case crollate o pericolanti, tutti gli infissi delle abitazioni scardinati e distrutti per l’alimentazione di fuochi utili per scaldarsi durante l’inverno.
Nel 1981 la Cooperativa Nuova Agricoltura si stabilisce nelle due case meno deturpate e le recupera, trasforma i terreni ridotti a discariche in aree coltivabili, ripulisce i boschi circostanti. E il periodo in cui quattro famiglie si sono stabilite nel borgo vivendo di agricoltura e pascolo, vincendo anche cause in tribunale e ottenendo il diritto a coltivare i terreni lasciati abbandonati da ricchi possidenti del territorio.
Nel 1998 la Regione Lombardia stanzia 4.000.000.000 lire al Comune di Colle Brianza per l’acquisto e la ristrutturazione di due stabili ad uso edilizia popolare. Per la costruzione di box sotterranei vengono effettuati scavi sulle fonti del torrente Molgora che provocano una frana rompendo l’equilibrio idrogeologico della collina.
Si tratta di un periodo vivace per il borgo, in cui la Coop. Nuova Agricoltura viene affiancata dall’Ass. Sulky e da molte altre organizzazioni del territorio che danno vita al Comitato Campsirago, al fine di bloccare una speculazione edilizia in corso
Bloccato il progetto, che prevedeva la costruzione di circa 30 unità abitative e che avrebbe devastato il territorio, già antropizzato, il borgo si trova nuovamente con un’identità in costruzione. Un paese fantasma, vuoto, abbandonato, patrimonio storico e culturale di un’Italia che non c’è più. Un paese agricolo, un nucleo di case isolato geograficamente e storicamente.
Come direbbe il cantautore “Dal letame nascono i fiori…” e nonostante le difficoltà La Coop. Nuova Agricoltura continua le sue attività agricole e di presidio del territorio. Il borgo vede l’arrivo prima di Legambiente e poi di Scarlattine teatro. Partono ristrutturazioni (spesso dubbie ndr).
Nel 2011 La Nuova Agricoltura, a causa di difficoltà economiche, decide di cessare le attività. Poco dopo è Legambiente a passare il testimone a Karibuny, che coinvolge numerose realtà lecchesi e in primis la Coop. La Vecchia Quercia.
Intanto il borgo, amato e conosciuto in tutta Italia, attira decine di volontari che nell’estate 2017 danno vita all’Associazione Sburollati!
Questa è Campsirago oggi: un borgo amato, pieno di contraddizioni, bisognoso dell’impegno di tutti, generoso con chi lo ama.